lunedì 12 marzo 2018

La dolce Vitti





(foto da internet)


"... e ammiro i film di Monica e Antonioni", cantava il Francesco Guccini. Anche a noi. Per gli amanti del cinema, e della città eterna, consigliamo -magari per le vacanze di Pasqua- la mostra La dolce Vitti che Roma dedica, fino al 10 giugno p.v.,  presso il teatro dei Dioscuri al Quirinale, alla musa di Antonioni e regina indiscussa della commedia all'italiana. I curatori della mostra, Nevio De Pascalis, Marco Dionisi e Stefano Stefanutto Rosa, narrano le diverse forme della presenza dell'attrice, da molti anni protetta dal silenzio che avvolge la sua lunga malattia, in 40 anni di spettacolo, film, teatro, tv, costume e cultura, in un percorso espositivo a tappe: il Teatro, il Doppiaggio, Michelangelo Antonioni, il Cinema Comico e l’evoluzione della Vitti in autrice e la tv. 






(foto da internet)

Monica Vitti suscita ancor oggi la maggiore simpatia e commozione in un pubblico vasto e trasversale, mediante l'affetto per un'interprete (e una voce) unica e  irripetibile.  Si narra che un medico, molti anni fa, disse alla Vitti: "con quelle corde vocali arrugginite, tutto potrà fare tranne che l'attrice", senza sapere che sarebbe stata proprio quella voce, inconfondibilmente rauca, stonata, a far di lei  l'interprete più completa che l'Italia abbia mai avuto dopo l'indimenticabile Anna Magnani.

La mostra offre ai visitatori 70 fotografie spesso rare, con testimonianze degli amici di ieri (SordiScolaRisiSteno) e di oggi (la Maraini, Placido, Giannini, Vanzina), filmati d'archivio e documenti curiosi. Fa spicco il referto del foniatra che prese la sopraccitata cantonata.


(foto da internet)

il percorso inizia dalle immagini dell'Accademia d'Arte Drammatica, dove una giovanissima Maria Luisa Ceciarelli (il suo vero nome all'anagrafe) venne prima respinta e poi ammessa. Poi il nome artistico  -Monica Vitti-  dovuto a  Sergio Tofanoun maestro assoluto del teatro che riconosce in lei un vero talento comico. Si continua con le immagini tratte da Il grido di Antonioni, nel quale Monica Vitti  doppiò Dorian Gray, l'indimenticabile benzinaia Virginia. In studio colpì il maestro Antonioni e ne divenne la musa.
La Vitti raccontò più volte che negli studi di doppiaggio le facevano interpretare solo le popolane: la prostituta de Le notti di Cabiria, la ladra de I soliti ignoti, la moglie di Accattone
Con Antonioni diede vita alla cosiddetta tetralogia dell'incomunicabilitàL'avventura (vedi>>), La notte (vedi>>), L'eclisse (vedi>>), Deserto Rosso (vedi>>), che la fece conoscere nel mondo intero come interprete sofisticata ed enigmatica. L’incomunicabilità, l’alienazione, la crisi dei sentimenti: il moderno nel cinema mondiale è in questi film amati, imitati, divenuti una pietra miliare del cinema del '900.




(foto da internet)


Nel 1968 la Vitti decise di cambiare registro e di ripartire da zero. Grazie a La ragazza con la pistola (vedi>>) di Monicelli fu la prima attrice italiana che abbinasse bellezza e talento comico. Trionfò nella commedia, un genere allora dominato esclusivamente dagli uomini (Sordi, Manfredi, Gassman, Tognazzi), ed esplose nel ruolo di Assunta Patanè, una umile donna siciliana sedotta, abbandonata e trasmigrata nel Regno Unito.  
Alberto Sordi l'adorava; con lei aveva un rapporto assoluto e ideale: una sorta di suo corrispondente femminile. Ettore Scola la scelse per Dramma della gelosia (vedi>>)e la musa dell'incomunicabilità si trasformò nell'esplosiva regina della commedia all'italiana. La Vitti interpretò film di successo quali: Amore mio aiutami (vedi>>), Le coppie (vedi>>), Ninì Tirabusciò (vedi>>), Teresa la ladra (vedi>>), Polvere di stelle (vedi>>). Recitò, agli ordini del marito,  Roberto Russo, in Flirt, con cui vinse l'Orso d'argento al Festival di Berlino. Si cimentò anche con la regia nel film Scandalo segreto.
Irresistibile anche la sua presenza in tv: fu ospite di lusso a Canzonissima (vedi>>) e Milleluci (vedi>>), in trio con Mina e la Carrà, di cui la mostra offre i filmati.


(foto da internet)

La mostra si chiude con le sue ultime immagini nei cinegiornali Luce: i volti del grande cinema, Rossellini, De Sica, Strehler e la Magnani,  che in occasione di premiazioni, prime teatrali o cinematografiche, fanno corona al suo volto sorridente e radioso. 
La Vitti ha saputo unire le due anime del nostro cinema più grande: quella d’autore, il cinema d’impegno e la Commedia all’italiana. La sua lunga distanza dalle scene, dall’apparizione pubblica, ha paradossalmente prolungato il suo incantesimo, e la diva e la donna sono incredibilmente presenti nel nostro immaginario collettivo.



(foto da internet)

La mostra permetterà di (ri)vedere, nella sala cinema del Teatro dei Dioscuri, alcuni dei suoi film più significativi: L’avventura di Michelangelo Antonioni, La ragazza con la pistola di Mario Monicelli, Dramma della gelosia di Ettore Scola, Teresa la ladra di Carlo Di Palma, Flirt di Roberto Russo.
Accompagna la mostra il volume La Dolce Vitti, edito da Edizioni Sabinae e Istituto Luce-Cinecittà, a cura di Nevio De Pascalis, Marco Dionisi, Stefano Stefanutto Rosa, con un’introduzione di Irene Bignardi: un racconto testuale di 150 pagine in 10 tappe con uno straordinario apparato iconografico di oltre 100 immagini, Filmografia e Teatrografia e preziose testimonianze.
Noi vorremmo omaggiarla a modo nostro, con la canzone L'amore è un treno (vedi>>), tratta dal film Polvere di stelle.
Buon divertimento!


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