mercoledì 30 marzo 2011

Canzoni-cerotto

(foto da internet)

Ieri, il cantautore romano Daniele Silvestri ha pubblicato il suo nuovo disco, pieno di idee, di ospiti, di cover, tra cui la straordinaria gaberiana Io non mi sento italiano, e un buffissimo rifacimento de La gatta di Gino Paoli, rimasticata insieme all'autore fino a trasformarla in La chatta. Si chiama S.C.O.T.C.H., e già il titolo è già un enigma, o meglio un gioco enigmistico.
È soprattutto l'invito a esercitare liberamente la fantasia per un possibile acronimo. E chiunque ha licenza di immaginare. Certo scotch potrebbe essere un acronimo, (qualcuno lo avrebbe tradotto in Sconcerto Con Orrore, Tokio Come Hiroshima) ma è anche una parola che ha un suo significato, un nastro autoadesivo che ricompone le cose rotte.





Perché chiamare così un nuovo disco? È il titolo di una canzone, sì ed "È una delle canzoni più anomale ma che meglio rappresenta il nuovo progetto. Nel momento in cui ho pensato di farne il titolo generale mi sembrava che poche immagini potessero rendere meglio il senso della precarietà che stiamo vivendo oggi, la rincorsa continua all'emergenza, riparare le cose facendo solo finta che siano state riparate bene". Ovvero l'immagine di un desolato presente da incerottare, ma che può generare sorprese.


(foto da internet)



S.C.O.T.C.H. è un disco registrato in vena quasi analogica, da un'atmosfera omogenea, curato, come fosse il desiderio di un racconto-affresco dei nostri tempi in cui scoprire il nostro posto nel mondo. "Mai come questa volta, il disco è frutto di scelte precise, e penso che alla fine, crescendo, uno possa permetterselo. Le canzoni si sono messe in sequenza una dopo l'altra, e devo dire che parte di questo progetto lo devo a Fazio e Saviano, che mi invitarono nel loro programma per cantare la canzone di Gaber. Ci fu un problema tecnico e loro mi invitarono a rifarla nell'ultima puntata. Io ne proposi un'altra, che del resto non era ancora finita e l'ho terminata in due giorni. Ma tra l'una e l'altra cosa è successo che tutte le cose che avevo in mente e che stavo preparando, hanno preso una direzione fluente e da lì ho cominciato a lavorare giorno e notte, e il disco è arrivato, in tempo per uscire il 29 marzo, come avevo promesso".



lunedì 28 marzo 2011

Le dieci cose per cui vale la pena vivere

Nuovo libro di Roberto Saviano dal titolo “Vieni via con me” in cui lo scrittore raccoglie le storie raccontate durante l’omonima trasmissione televisiva ideata e condotta dallo stesso scrittore insieme a Fabio Fazio.

Il libro inizia con questa prefazione:

Ho pensato alla scena di Manhattan, quando sdraiato sul divano Woody Allen pensa a un elenco delle cose per cui vale la pena vivere come antidoto ai problemi inutili e nevrotici in cui l’uomo spesso è imprigionato.



Woody Allen nel suo elenco cita tutto il meglio dell’America e del mondo. Tutto ciò per cui vale la pena vivere: musica, film, pittura e cibo. Anche io sono da sempre attratto dagli elenchi. Un giorno mi piacerebbe scrivere libri di elenchi. E sono sicuro che l’elenco delle cose per cui vale la pena vivere è un esercizio fondamentale per ricordarsi ciò di cui siamo fatti. Una carta costituente di noi stessi. Mi piacerebbe passare il tempo ad ascoltare cosa scrivono le persone, le loro dieci cose che danno senso alla vita. Ma le parole bisogna sempre saperle risparmiare. Qui, però, ho la carta davanti, lei non si sottrae mai. Purtroppo e per fortuna. Ecco il mio elenco:
  1. La mozzarella di bufala aversana
  2. Billy Evans che suona Love Theme From Spartacus
  3. Portare la persona che più ami sulla tomba di Raffaello Sanzio e leggerle l'iscrizione latina che molti ignorano
  4. Il gol di Maradona del 2 a 0 contro l'Inghilterra ai mondiali del Mexico '86
  5. L'Iliade
  6. Bob Marley che canta Redemption Song ascoltato nelle cuffie mentre passeggi libero
  7. Tuffarsi ma nel profondo, dove il mare è mare
  8. Sognare di tornare a casa dopo che sei stato costretto a star via molto, molto tempo
  9. Fare l'amore
  10. Dopo una giornata in cui hanno raccolto firme contro di te aprire il computer e trovare una mail di mio fratello che dice: "Sono fiero di te"
Per festeggiare l'uscita del libro la Feltrinelli Editore invita tutti i lettori a scrivere un elenco delle dieci cose per cui vale la pena vivere. L’iniziativa durerà dal 2 marzo al 2 aprile, e sarà possibile partecipare anche on line, sul sito ufficiale del libro "Vieni via con me".
I lettori di Repubblica hanno stilato circa 7000 liste con le loro preferenze, Saviano ne ha scelto 5. Qual è la tua?

venerdì 25 marzo 2011

Scappatelle rischiose (?)

Anni fa, il mitico Little Tony cantava, con un accompagnamento che simulava i battiti cardiaci, la famosa canzone Cuore matto:




Orbene, uno studio inglese ha sancito che il Cuore matto esiste davvero, in special modo si verifica quando si commettono le cosiddette scappatelle extraconiugali. Quest'ultime metterebbero a rischio il matrimonio, ma anche, e soprattutto, la salute stessa degli adulteri, esponendoli al rischio di un attacco cardiaco.
In uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association che ha preso in esame 14 ricerche sugli attacchi di cuore, si sottolinea come il sesso occasionale causa molti più infarti dei rapporti intimi regolari.
Il sesso, quindi, come ogni altra attività fisica, fa aumentare le pulsazioni cardiache e la pressione del sangue, spingendo il cuore a lavorare di più. Secondo lo studio, il rischio di un infarto a breve termine durante una scappatella è quasi tre volte superiore rispetto al sesso praticato più spesso e in modo regolare.
Sembra, infatti, che, per il cuore, quando viene sottoposto ad una qualunque forma episodica di attività fisica, il rischio di un infarto può aumentare fino a tre volte e mezzo.



(foto da internet)

In soldoni: più attivi si è, sia sessualmente che fisicamente, e meno pericoli si corrono: non a caso, la possibilità di soffrire di un attacco di cuore decresce del 45% per ogni momento extra che una persona dedica all’attività fisica e anche il rischio di morte si abbassa del 30%.
Lo studio mostra che il sesso può agire da fattore scatenante, ma questo non cambia il nostro punto di vista sui benefici dell’attività fisica. È stato dimostrato che, per aiutare il cuore a restare in forma, bisognerebbe fare almeno 30 minuti al giorno di attività fisica moderata per cinque volte a settimana (attenzione: il sesso non causa più stress fisico che salire un paio di rampe di scale).
Probabilmente, nel caso delle scappatelle, a giocare un brutto tiro al cuore degli adulteri è anche il terrore di essere beccati!
Uomo avvisato...

mercoledì 23 marzo 2011

Un computer per volante

(foto da internet)




È la Ferrari 150° Italia, la nuova monoposto destinata a competere nel Campionato del Mondo di Formula 1. La scelta del nome rappresenta l’omaggio che la Ferrari vuole fare all’Unità d’Italia, di cui quest’anno ricorre il centocinquantesimo anniversario. Il Tricolore, da molti anni presente sulle monoposto di Maranello, nel 2011 avrà una collocazione ancora più significativa nella livrea della vettura. «La Ferrari è l’espressione dell’eccellenza, del talento e della creatività italiani» – ha dichiarato il Presidente Luca di Montezemolo «Tutti gli uomini e le donne che lavorano con impegno e passione a Maranello condividono l’orgoglio e la responsabilità di rappresentare il nostro Paese nel mondo ed è con questo spirito che abbiamo voluto dedicare questa monoposto ad un evento così importante per l’Italia intera».


(foto da http://www.ferrari.com/)



E allora pronti, ai posti via... domenica prossima, a Melbourne ci sarà il via del Mondiale di Formula 1. Se volete farvi un'idea di cosa significhi pilotare una F1 nel 2011, con l'ala posteriore mobile azionabile dal pilota e con il kers, date un'occhiata alla versione navigabile. «Sul mio volante, quest'anno ci sono 47 bottoni, se non siamo al limite poco ci manca», dice Fernando Alonso.


(foto da internet)



La questione del volante "troppo ricco" è stato uno dei tormentoni di questo precampionato, anche per motivi di sicurezza, come spiega il pilota LotusRenault, Jarno Trulli nella rubrica "Cockpit" con cui racconterà su Repubblica sport la F1, vista da una monoposto: «A forza di smanettare sui bottoni il pilota finisce per perdere più tempo appresso al set up della macchina che sulla guida (...) La cosa potrebbe avere conseguenze anche sulla sicurezza. Staremo a vedere».
In bocca al lupo!

lunedì 21 marzo 2011

Harry ti presento... Giuseppe (Cipriani)

Parafrasando il titolo della celebre commedia di Rob Reiner, quando Harry (Pickering) incontra Giuseppe Cipriani il prodotto di tale incontro è ben diverso da quello cinematografico fra Harry e Sally, e si chiama Harry's Bar.

Era il 1927 quando Giuseppe Cipriani, dopo aver lavorato come barman in diversi grandi alberghi d’Italia, arriva all' Hotel Europa-Britannia di Venezia. Ed è qui dove incontra Harry Pickering, un giovane studente americano che frequentava il bar dell’albergo in compagnia di sua zia e del giovane compagno di lei. Dopo due mesi zia e nipote litigano violentemente e Harry rimane da solo, indebitato fino al collo, in una città lontanissima da casa sua. Il giovane si rivolge a Giuseppe Cipriani per un prestito e, sorprendentemente, il barman gli consegna 10.000 lire, tutti i suoi risparmi. Con i soldi ottenuti, Harry paga i debiti e torna in America.

Tre anni dopo Harry ritorna a Venezia e salda il suo debito con Cipriani e, per ringraziamento, gli consegna altre 30.000 lire. Con queste 40.000 lire, Cipriani apre il suo locale, che chiamerà Harry’s Bar in onore di Mr. Pickering. Ben presto il locale, dall'atmosfera semplice e raffinata, diventerà un mito nel mondo intero, frequentato da clienti leggendari come Truman Capote ed Ernest Hemingway, che allude al mitico locale nel suo celebre romanzo Al di là del fiume e tra gli alberi.

Specialità classiche dell’Harry’s Bar sono:

il Bellini,


il Montgomery,

i pierini,


i suoi rinomatissimi risotti,

e infine il mitico Carpaccio

invenzione di una cliente abituale del bar.

venerdì 11 marzo 2011

Buon compleanno, tenente Colombo!

(foto da internet)

Sembra incredibile, ma l'italo-americano tenente Colombo compie quarant'anni. La serie cult partì, negli Usa, con il tenente Culumbo, con la u al posto della o, nel lontano 1971. Culumbo si trasformò posteriormente in Colombo e Richard Lewinson e William Link, gli ideatori del personaggio, puntarono sui modi alla Hitchcock del poliziotto Peter Falk. Los Angeles e la California fanno da scenario ai casi del famoso investigatore.
Colombo non ha nome (potremmo fare un concorso e trovarne uno. A noi piacerebbe Frank o Antonio, detto Tony), ha una moglie invisibile che viene citata costantemente, e che condiziona le sue scelte professionali. Ha anche un cane pigrissimo e possiede una magnifica, e scalcinata, Peugeot 403 cabriolet del '59 disegnata da Pininfarina.
Il tenente è particolarmente orgoglioso della sua automobile: "Guardi che è una rarità", spiega ai suoi increduli interlocutori.
Il nostro ha una spiccata simpatia, anche se, a volte, i poliziotti (colleghi) di servizio lo cacciano scambiandolo per un barbone. I vigili urbani vorrebbero sequestrargli la macchina, e oltretutto gira con la patente scaduta!
Colombo veste a modo suo: ha un impermeabile sgualcito, una vecchia giacca, la camicia da stirare e una brutta cravatta. Fuma il sigaro e usa un vecchio taccuino per gli appunti.
La moglie invisibile gli ha anche regalato un nuovo impermeabile marrone a doppio petto, ma lui, come se niente fosse, lo lascia in macchina e dice al cane: "Questo lo lascio. Se qualcuno passa e lo ruba, tu fa finta di niente!".


(foto da internet)


Colombo ha i capelli arruffati, mangia uova sode che si porta da casa, è molto ficcanaso e i suoi capi si vedono pochissimo in scena. Basta lui.
Il colpevole, invece, viene narrato con dovizia di particolari. I delitti sono descritti alla perfezione. Il gioco sta proprio qui: lo spettatore deve poter capire come un uomo normale (e quindi chi siede in poltrona è un po' come il tenente) possa arrivare a risolvere il caso.
La dinamica delle indagini adottata da Colombo è sempre la stessa: perspicacia raffinata e un certo gusto per dimostrare ai sospetti di essere intellettualmente inferiore a loro, a volte sfiorando la stupidità apparente.
In Italia, la serie viene tuttora trasmessa su Retequattro e Fox Retro. Il mitico Falk è stato doppiato da Giampiero Albertini e dopo la sua morte da Antonio Guidi.
Cento di questi giorni!

p.s. il nostro blog chiuderà per le Fallas. Torneremo online lunedì 21 marzo.

mercoledì 9 marzo 2011

Strane famiglie

(foto da internet)


Ieri in Italia si è celebrata la festa delle donne! E oggi vogliamo riflettere su una cosa che ci ha particolarmente colpito. Lunedì scorso abbiamo letto un articolo che cerca di spiegare cosa stia succedendo alla famiglia italiana, visto il degrado di giovani ragazze, le cosiddette Lupe di Arcore, disposte a tutto pur di aver un minuto di celebrità e un po' di soldi in tasca per comprarsi capi griffati.

Sembra che la grande novità storica siano le mamme, istigatrici e complici, delle mamme-maitresse che investono e lucrano sul sesso delle figlie. Sono proprio loro, quelle del "son tutte belle le mamme del mondo" che rompono la gabbia, all'apparenza inespugnabile, dell'identità italiana, della mamma chioccia.
Cosa ne è stato della sacra famiglia, vetrina dei valori della tradizione? Insomma quell'educazione che vedeva il matrimonio legato all'amore, alla maternità e alla dignità?

(foto da internet)


Lontani sono i tempi in cui le figlie si dovevano "aggiustare" in ascensore, perché la mamma non le faceva uscire con la gonna troppo corta o con un trucco sugli occhi un po' pesante... Per non parlare poi dei padri o dei fratelli, che sembravano sindacare "tutto" sempre pronti a cacciare una "lupara" per proteggere le "femmine" della casa.
Insomma la famiglia italiana, almeno in senso tradizionale, si è completamente sgretolata: le madri sono diventate delle mezzane e i padri e fratelli dei ruffiani. Non poco tempo fa, i paparazzi appostati all'Olgettina chiedevano a un passante se fosse il padre di una delle Lupe di Arcore. Il signore rispose: «Magari!».


(foto da internet)


Vendute dalle madri, dai padri, dai fratelli e dai fidanzati, le Lupe di Arcore non sono le vittime, bensì l'avanguardia di un degrado familiare che non esiste in nessuna parte del mondo civilizzato ed è addirittura inaudito in Italia, che è la terra della mamma Madonna, della natalità, la patria del presepe. Non c'erano mai state, nel pur vasto catalogo nazionale, queste povere mamme sfiorite che cercano un riscatto nel corpo delle figlie offrendolo al cliente ricco e vecchio e, allo stesso tempo, al bisturi del chirurgo estetico.
Certo, ci sono nella storia d'Italia le mamme di Bellissima, con la popolana Anna Magnani che si illude che la bellezza possa riscattare proprio tutto e prima di tutto la povertà, e ci sono i concorsi e le selezioni per miss Italia con quell'immagine odiosa della mamma che sbottona la camicetta della figlia adolescente per attirare sul seno gli sguardi lubrici della giuria. Ci sono insomma, nella storia, le mamme disposte a tutto e magari anche ad umiliarsi, loro, ma mai a vendere le figlie e i figli, proprio perché mamme italiane, mamme-mammelle, perché la mamma italiana ha nell'immaginario colletivo nazionale il fascino della fragilità e della determinazione semplice e chiara.


(foto da internet)


Ci sono tante signore d'Italia, padrone di casa, voci e volti antichi e moderni della tradizione della civiltà femminile, donne italiane di oggi, energiche belle e nervose Non abbiamo avuto solo Filumena Marturano, la Ciociara e Anna Magnani. E poi ci sono le mamme cantate a Sanremo, quelle comuni, forse banali, che ancora sognano la laurea, un genero, i nipoti e diffidano delle scuole di recitazione perché pensano, all'antica, che "femmina che muove l'anca / o è puttana o poco ci manca". È vero che è un proverbio alquanto reazionario, ma, almeno, era una difesa contro questa smania di vendersi, contro i concorsi per "miss maglietta bagnata", contro le selezioni per diventare veline che, insomma, un mestiere proprio non è.



In nome di, e contro, tutto ciò auguri a tutte le donne e alle mamme normali!



lunedì 7 marzo 2011

Benvenuti al Sud



Arriva a Valencia Benvenuti al Sud, campione d'incassi nelle sale italiane per ben quattro settimane di seguito. La pellicola è un remake italiano. molto fedele, del film che è entrato nella storia del botteghino transalpino dopo aver incassato circa 120 milioni di euro: Giù al Nord.
Nella versione originale un direttore delle poste è trasferito per punizione dalla Provenza alla zona di Lille, fra gli abitanti del profondo Nord con reputazione di zotici. Nonostante i suoi pregiudizi, il direttore dovrà ricredersi. È esattamente lo stesso percorso che compie il protagonista della versione italiana, ma lui lo fa nel senso opposto: dalla Lombardia alla Campania.



Per il regista Luca Miniero:
Benvenuti al Sud ha rappresentato una sfida: cercare l'originalità non tanto nella storia, quanto nell'anima del film... L'importante era dare al film un'anima e una personalità proprie. Ma si tratta pur sempre di una versione italiana dello stesso film. Il regista Dany Boon s'è molto divertito in un cameo sul nostro set, è anche coproduttore di 'Benvenuti al sud'. Comunque il lavoro che abbiamo fatto sui cliché è diverso: quello verbale è stato solo accennato, mentre nella versione francofona era un elemento centrale del film. Ma a noi sembrava un po' scontato limitarsi a quello.

Visto il grande successo di questo film, è stato annunciato un sequel dal titolo Benvenuti al Nord, dove il protagonista principale dovrà ripercorrere l'Autostrada del Sole, ma questa volta al contrario: dal Sud dovrà trasferirsi al Nord.

TRAMA:
Alberto
da anni è responsabile dell’ufficio postale di Usmate Velate, in Brianza, Sotto pressione della moglie Silvia, Alberto è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano,. Per questa ragione si finge disabile per salire in graduatoria. Quando la furbata viene scoperta avrà una conseguenza devastante: il trasferimento al Sud Italia. Il peggior castigo per il povero Alberto, accecato dai pregiudizi. Arrivato a destinazione, Alberto scoprirà invece un paesino bellissimo, popolato da gente ospitale sorridente e solare, tanto da dover mentire alla moglie, diventata più affettuosa nei suoi confronti da quando lo crede nel ‘paese della camorra’.
Se volete vedere il film in versione originale, controllate la programmazione del cinema Babel, di Valencia.

venerdì 4 marzo 2011

La ferrovie dimenticate


(foto da internet)


Domenica prossima si terrà in Italia un'interessante inziativa dedicata alla Ferrovie dimenticate. L'organizzazione di tale evento è a cura di Co.Mo.Do., una confederazione di Associazioni che si occupano di mobilità alternativa e di tempo libero.
Gli obiettivi di Co.Mo.Do. sono la promozione, attraverso forme e modi da definire, di una rete nazionale di mobilità dolce che abbia come requisiti fondamental il recupero delle infrastrutture territoriali dismesse (ferrovie, percorsi storici ecc.), la compatibilità e l’integrazione fra diversi utenti; la separazione dalla rete stradale ordinaria, o in certi casi la protezione della mobilità dolce sulle strade promiscue con i mezzi motorizzati a bassa intensità di traffico e ’integrazione con il sistema dei trasporti pubblici locali e con la rete dell’ospitalità diffusa.
Per festeggiare, a modo nostro, tale evento, vi proponiamo un magnifico itinerario in Liguria, di circa 24 km: la Genova-Casella.




(foto da internet)


La Genova-Casella è uno dei rari esempi di ferrovia a scartamento ridotto, sopravvissuta al boom della motorizzazione privata, che negli anni '60 contribuì alla chiusura di molti altri impianti similari.
Questa ferrovia infatti rappresenta una importante via di collegamento, dalla stazione di Genova Manin,per tutti coloro che abitano nelle valli dei torrenti Bisagno, Polcevera e Scrivia, nell'entroterra genovese, e se ne servono ogni giorno per lavoro o per turismo.
La gestione della Ferrovia Genova-Casella era privata fino al 1949.
Dal 2002 l'impianto e i treni, che prima erano di proprietà dello Stato, sono passati alla Regione Liguria.
Dal 2010 la gestione della Ferrovia è passata all'Azienda Municipale dei Trasporti di Genova.
In treno, e a passo lento, vi proponiamo un modo diverso di conoscere Genova e di assaporare i segreti dei paesi dell'interno.

Buon viaggio!


mercoledì 2 marzo 2011

Cynar


(foto da internet)

Contro il logorio della vita moderna, bevi Cynar, diceva un vecchio spot della televisione italiana. Che cos'è il Cynar? È un amaro a base di foglie di carciofo, arricchito da un infuso di 13 erbe e piante, che lo rendono un prodotto naturale ricco di profumi e capace di conservare inalterate tutte le proprietà salutari dei suoi ingredienti. Cynar nacque nel 1952 e la sua fama si incentrò sui fortunati spot televisivi che lo lanciarono negli anni '60, magistralmente interpretati da Ernesto Calindri, il cui motto era: "Contro il logorio della vita moderna".

Nel 1995 Cynar entrò a far parte del Gruppo Campari, evolvendosi da aperitivo digestivo ad uno degli amari più famosi e amati della tradizione italiana. Cynar deve il suo nome al Cynara scolymus latino, il carciofo, appunto, dal quale deriva il nome del liquore. È di colore e il suo grado alcolico è del 16,5%.


(foto da internet)

Si può degustare come aperitivo, generalmente con ghiaccio, o come cocktail, mescolato con seltz e una fetta di limone o d'arancia, oppure con cola, acqua tonica o soda amara. In alcune zone d'Italia viene utilizzato come
correttore del vino bianco o come ingrediente aggiuntivo per lo spritz. Contenendo carciofo, il Cynar è anche considerato un digestivo.

Dal 2007 il gruppo musicale Elio e le Storie Tese ha preso parte ad alcuni spot televisivi del liquore, combinando la tipica vena umoristica della band con il classico stile Cynar.

Salute!